Al di là del suo titolo un po’ provocatore, quest’espressione rende conto del momento storico in cui siamo, quello della disfatta dell’ultimo attacco rivoluzionario mondiale degli anni 60-70. Quest’attacco indicava il limite estremo del suo carattere classista e proletario soprattutto a partire dall’esempio dell’“autunno caldo italiano” (1969), contemporaneamente includeva già la pretesa della rivoluzione a titolo umano, la critica del lavoro ed il sorpasso delle classi apparso in Francia nel Maggio 1968 e nel movimento del 1977 in Italia.
Però questa disfatta non ha portato un vero fenomeno di contro rivoluzione perché non c’era veramente rivoluzione. Quello che è accaduto, è un doppio movimento di ristrutturazione di imprese e di “liberazione” di pratiche sociali ed inter-individuali come si fossero spezzate subito tutte le barriere allo sviluppo della società del capitale. Sono tutti i chiavistelli della vecchia società borghese che sono scoppiati, invece la società non è rimasta borghese. Non lo era più dalle due guerre mondiali, il fordismo, il dominio reale del capitale; però i valori conservatori perduravano in quanto limiti alla rivoluzione qualsiasi.